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Gay & Bisex

L’ISTRUZIONE EROTICA - Parte prima


di Foro_Romano
24.04.2019    |    21.437    |    12 9.5
"Anzi, ne fu completamente ammaliato..."
Per tutta la vita Alfredo si era tenuto dentro questo segreto. Da sempre gli piacevano gli uomini. Se ne sentiva attratto da molto prima di prendere coscienza di cosa significasse il sesso. Per lui era ormai una cosa acclarata. A scuola non era stato difficile gestire la cosa perché gli era anche chiaro sin da subito che non gli piacevano quelli della sua età, i suoi compagni di classe. Lui desiderava gli uomini veri, quelli maturi, virili. Una volta aveva fatto un pensierino sull’insegnante di ginnastica, ma passò subito perché anche lui faceva parte della routine scolastica. Quando era a scuola pensava solo a studiare. I pomeriggi erano per lo svago con gli amici ma le voglie cominciavano la sera, quando si sdraiava a letto nella sua cameretta. Era allora che la fantasia volava e finiva col tirarsi una sega ripensando a qualcuno che aveva visto di giorno oppure ad un suo uomo ideale che si era inventato.
Quando fu più grande gli regalarono un portatile col quale poteva studiare ma (cosa per lui più importante) poteva, la notte, di nascosto, navigare sui siti porno. Fu così che aveva appreso tutti i modi di fare sesso. Ma le donne continuavano a non interessagli. Si immedesimava nei ragazzi che venivano usati ed abusati da maschi adulti infoiati. Quanto avrebbe voluto stare al loro posto! Desiderava essere sottomesso e soddisfare tutte le voglie degli uomini. Avrebbe voluto ingoiare tanto sperma. Era sicuro che il sapore gli sarebbe piaciuto. Avrebbe voluto farsi sverginare con ferocia. Il dolore sarebbe stato certamente molto forte ma lo avrebbe sopportato volentieri se poi il compenso era far godere un uomo vero col suo corpo. E giù seghe, mentre aveva gli occhi ipnotizzati sul filmino di turno!
Dopo essere venuto, però, si rendeva conto che era tutta pura fantasia. Di certo non avrebbe resistito ad un trattamento simile. Ormai era più che adolescente e gli ormoni gli ribollivano in continuazione. Spesso si ritrovava col cazzetto duro e gli sembrava di avere il buchino che gli palpitava dalla voglia. Sapeva, comunque, che non doveva farsi trovare impreparato ed aveva cominciato a infilarsi dentro ogni cosa che somigliasse ad un cazzo. Gli oggetti più disparati. Aveva cominciato con un pennarello ed era arrivato ad un flacone di deodorante, stretto e lungo, anche se poi tanto stretto non era. Se lo stantuffava dentro mentre guardava i video e sborrava ancor prima degli interpreti di quello.
Ormai si sentiva grande e pronto per la prova suprema, così andò a sbirciare in un sito di chat, iscrivendosi col nick “Vogliounuomo”, corredandolo di foto del suo giovane corpo e del suo culetto tondo e sodo. Fu sommerso subito da tanti contatti ma, scartati quelli troppo giovani, gli altri gli sembravano, già dai primi messaggi, piuttosto deludenti. La scelta era difficile e si scoprì molto selettivo.
Finché, una sera, gli arrivò un messaggio da un uomo che sembrava molto interessante. Si, in effetti lo attraeva molto. Brizzolato, 53 anni (come gli disse). Si chiamava Bruno. Cominciarono a contattarsi tutte le sere per parlare di loro, dei desideri erotici ma anche delle cose più disparate. Venne a sapere che era divorziato, con due figli maschi ormai indipendenti e coniugati e due nipotini piccoli. Era molto gentile ma confidò che, se lo avesse avuto tra le mani, non sapeva se sarebbe riuscito a trattenersi ad usarlo a suo piacimento, senza alcun riguardo, come sarebbe piaciuto a lui. In cam vide che aveva la barba piena ed il petto molto villoso, di quei peli fitti e lisci, in parte bianchi e grigi. Proprio il suo uomo ideale ma lui era sempre molto titubante ad incontrarsi.
“Sono convinto, però, che a te un uomo non basterà mai”, gli disse una sera.
“Che vuoi dire?”.
“L’esperienza mi dice che tu sei un tipo un po’… diciamo particolare”.
“In che senso?”
“Ecco. A te piace molto il cazzo dominante e quindi, di natura, sei più una troia”.
La cosa lo fece trasalire. “Nel senso…”
“Nel senso che, quando comincerai a lasciarti andare ai piaceri del sesso, non ne potrai più fare a meno e vorrai farlo sempre, con tutti i cazzi che ti capiteranno e non te ne basterà uno solo”.
“Oddio, dici davvero?”.
“Eh, si. Ma non devi preoccuparti. Se la tua natura è questa devi lasciarti andare”.
“Dovrei fare la puttana?”.
“Non è indispensabile. La puttana lo fa per farsi pagare, mentre la troia è un modo di essere, di sentirsi, di tramutarsi in femmina porca quando si sottomette ad un maschio potente. E mi sembra proprio che tu sia così”.
“E cosa dovrei fare per sapere se sono veramente così?”.
“Secondo me, dovresti provare con più uomini e vedere se ti senti di stare solo con uno o non vorresti lasciare fuori nessuno. Se vuoi posso aiutarti. Ho un amico a cui non dispiaceresti affatto e, insieme a me…”.
“Ma… io… non ho ancora provato con nessuno e non me la sento di stare con due uomini assieme la prima volta”.
“Si, forse hai ragione. Però voglio intanto presentartelo. Lui, però, la sera deve essere a casa perché è sposato. Potresti, almeno una volta collegarti di pomeriggio? Lo faccio venire qui e te lo presento”.
“Va bene. Domani pomeriggio i miei non ci sono e si può fare”.
“Ok. Allora, a domani”.

Così, il giorno dopo, in chat, gli venne presentato Romolo: anche lui pressoché della stessa età di Bruno (erano stati commilitoni assieme) ed anche lui dall’aspetto fortemente virile. Aveva due lunghi baffi massicci che gli scendevano fino al mento (alla mongola). Gli si presentò con una maglietta fina molto aderente che metteva in mostra una muscolatura possente. Anche lui era molto peloso. Gli disse di avere una figlia adolescente fidanzata. Disse che, da quando aveva visto il fidanzato di lei, gli era venuta voglia di possederlo magari con la forza ma si era sempre trattenuto per non creare casini. Fino ad allora non aveva mai avuto certe tentazioni, gli erano sempre piaciute solo le donne, ma quel ragazzo gli aveva messo la voglia di provare e Alfredo gli piaceva eccome. Disse che glielo aveva fatto diventare subito duro, e ne mostrò la forma attraverso il pantalone. Era un tipo dai modi forse un po’ troppo volgari ma certamente era molto attraente. Insisteva nel dirgli che lo avrebbe trombato in tutti i buchi e che glieli avrebbe riempiti di sborra più volte. Il giovane gli fece una mezza promessa ma ancora non si sentiva pronto ed ancora per altri giorni continuò a chattare con Bruno senza sbilanciarsi. Perdere la verginità era una cosa importante e con lui si sentiva più sicuro.

Una volta, a forza di parlare del sesso che avrebbero potuto fare, Bruno gli disse che gli era venuto duro e muoveva la mano a smanettarsi lentamente.
“Me lo fai vedere?”, gli chiese.
“Meglio di no”.
“Perché?!”.
“Perché… perché… Tu mi piaci, sia come aspetto che come persona e non vorrei perderti facendotelo vedere”.
“E’ così brutto?”
“No, anzi… è che…”
“Che cosa? Perché non me lo fai vedere?”
“Promettimi che, se non ti sta bene, continuiamo a tenerci in contatto. Mi piace parlare con te”.
“Promesso… ma fammelo vedere”.
“Prima però fammi vedere tu il tuo culetto”.
Incuriosito dal sapere perché non glielo volesse far vedere, si alzò, si voltò e mostrò alla telecamera il suo sederino piccolo, tondo, completamente senza peli. Girò la testa per vedere la reazione dell’uomo. Era a bocca aperta.
“Meraviglioso!!! Quanto mi piacerebbe sverginartelo!!! Apriti le chiappe, fammi vedere il buco”.
Il giovane obbedì. Abbrancò con le mani le due melette e le aprì, mettendo in mostra il suo splendido buchino circondato di peletti. Gli stessi che si allargavano a coprire morbidamente le gambe.
“Oh cazzo… cazzo… questo è troppo!!!”.
Si girò a tempo per vedere l’uomo che si alzava mostrando un cazzo enorme sia in grossezza che in lunghezza. La smanettata si fece più veloce. Il ragazzo, per eccitarlo, poggiò l’estremità dell’indice sul centro del piacere e quello non resistette più. Si mise di profilo per non sporcare il computer e venne abbondantemente sul pavimento con un ruggito belluino. Gli schizzi, abbondanti e cremosi, sembravano non finire mai. I primi dovevano essersi spiaccicati a qualche metro di distanza, ma poi andarono diminuendo di portata fino a colare sulle nocche della mano pelosa e virile che teneva saldamente il randello sempre piuttosto solido.
“Aspetta un attimo”. Prese della carta assorbente e si ripulì mani e cazzo. Quando tornò a sedersi, il ragazzo era seduto, immobile, muto, a bocca aperta e gli occhi stralunati. Erano le migliori immagini che avesse mai visto. Quelle dei filmini ora gli sembravano avere qualcosa di falso. Sapeva che quello che aveva visto invece era vero e che quell’abbondante sborrata l’aveva provocata lui, proprio lui, mostrando il suo proprio corpo.
“Ehi, cucciolo, ci sei? Sveglia! Ti ho scioccato? Lo sapevo. Trovi che il mio cazzo sia troppo grosso e hai paura di fare qualcosa con me, vero?”.
“Nnnno… no… ecco… è bellissimo!”.
“Davvero? Dici davvero?”.
“Ssssi, si, davvero”.
“E vuoi ancora farti sverginare da me? Dal mio cazzo grosso?”.
“Si, lo voglio ancora di più. So che mi farà male ma voglio farlo con te”.
“Ti prometto che ti farò molto male. Cioè, voglio dire che sarà inevitabile ma è lì che si mostrerà la troia naturale che sei. Più ti farò male e più mi chiederai di fotterti forte. Allora passerà il dolore e proverai solo piacere. Tanto, sublime piacere”.
“Ohhh, deve essere meraviglioso. Si, sicuro, la mia verginità la darò a te. Voglio essere la tua femmina e tu sarai il mio uomo”.
“Ragazzo. Io ho più esperienza di te e ho capito che tu sei una vera troia nata. Vedrai che non ti basterò io. Vorrai provare altri cazzi. Vorrai farti usare da altri maschi. Magari due o tre alla volta. Magari vorrai essere al centro di una “gang bang”. Magari vorrai prenderne due insieme dentro il tuo buco…”
“Ohhh… dici? Si… si… forse… si…”. Intanto si andava massaggiando il pistolino, immaginando tutte quelle situazioni. “Si… si… tanti uomini sopra di me, che mi scopano… tanti… tanti… oh, ohhh, aaahhhh” e venne sotto la scrivania, con gli occhi chiusi, ansimando forte ed accasciandosi sulla sedia. Riaprì gli occhi.
“Vedi, che ti dicevo? Ti piacerebbe eccome!”.
“Credo che hai ragione. Però ti confermo quello che ho detto. Vorrei che sia tu quello che mi sverginerà. E poi… non so”.
“Che cosa intendi?”
“Io sono difficile nella scelta degli uomini e dove potrei trovare altri uomini che mi piacciano? Ti ho detto che ci ho messo tanto tempo a trovare te”.
“Di questo non devi preoccuparti. Vedi, una vera troia non fa tanto la difficile. Che gli uomini gli piacciano o no, che abbiano i cazzi grossi o meno, non ha alcuna importanza. Quello che importa è essere usata da veri maschi desiderosi di godere, di potersi dare a loro. Potresti cominciare col mio amico Romolo e, ti assicuro, anche lui ha un bel cazzo grosso”.
Infine, Alfredino cedette. “Ok, non ce la faccio più. Voglio provare ma voglio che tu sia il primo”.
“Oh, caro, non sai quanto mi fai felice”.
“Però la sera non posso. La sera devo essere a casa”.
“Certo. Facciamo di pomeriggio. Quando vuoi? Domani, dopodomani…”
“Domani. Dirò ai miei che vado a studiare in biblioteca. Ma dove ci vediamo?”
Presero un appuntamento in una strada secondaria per non farsi notare.

All’indomani, Alfredo si era vestito in maniera semplice ma che riteneva arrapante. Una semplice t-shirt colorata che entrava in un paio di pantaloni molto aderenti, che mettevano in mostra le sue fantastiche forme, specialmente il culetto prominente che sembrava gridare “Prendetemi, prendetemi”. Bruno lo stava aspettando appoggiato alla sua bella macchina. Per non dare nell’occhio, si dettero un semplice bacio sulla guancia che, però, fece scoccare subito la scintilla del desiderio da parte di tutti e due. Il ragazzo era così piccolo a confronto con quell’omone di quasi un metro e 90! Salirono in macchina e raggiunsero la casa abbastanza isolata di Bruno.
Durante il tragitto, spesso la grossa mano dell’uomo tenne abbrancata la gamba del giovane, mentre la piccola mano di questo non poteva far altro che poggiarsi sulle larghe cosce dell’uomo, fasciate dai pantaloni, e strusciarcela sopra. Questo ed il pensiero che quello che avrebbero fatto ebbe l’effetto di aumentare la loro eccitazione, tanto che, arrivati, fu un attimo che si ritrovarono nella camera da letto.
L’uomo lo strinse a sé e, sollevandolo, lo baciò in bocca profondamente. Era la prima volta che baciava un uomo o, meglio, che baciava in assoluto. Fu una cosa meravigliosa. Perse la cognizione di sé stesso. Essere stretto tra quelle forti braccia lo faceva sentire un tutt’uno col suo maschio. Non si rese conto che di lì a poco quel legame sarebbe stato molto più forte.
Quando il bacio finì, tornò realmente coi piedi a terra ma rimase stretto al torace di colui che gli aveva dato quella splendida sensazione. L’uomo si slacciò il primo bottone della camicia.
“Aiutami a spogliarmi”. Subito si prodigò ad eseguire quello che per lui era un ordine, fino a che quello non rimase in boxer. Sotto si vedeva una grossa protuberanza pronta a scattare fuori, ma non gli permise di farlo.
“Adesso spogliati tu, ma… lentamente”. Nel dire questo, si calò le mutande e si sedette sul bordo del letto a cosce larghe e tenendosi la mega nerchia con la destra, in attesa dello spettacolo.
Il ragazzo capì le sue intenzioni e cominciò a denudarsi lentamente, come gli era stato detto, ma non poteva togliere la vista da quel bastone nodoso che si andava sempre più ingrossando mentre veniva smanettato. Aveva poco addosso e fece presto. Rimasto in slippini, stava per calarseli, quando
“Girati e tirali giù piano”.
Eseguì, indugiando apposta quando, piegato in avanti, se li sfilava dai piedi. Così ebbe modo di mostrare al meglio il suo culetto. Quando si voltò rimase stupefatto dalla bellezza di quell’uomo: possente, dalle spalle larghe, completamente peloso anche su gambe e braccia e fin sulle nocche ed il lato delle mani. Muscolatura perfetta e, in mano, un cazzo dalle dimensioni incredibili. Non ne ebbe paura. Anzi, ne fu completamente ammaliato.
“Che aspetti! Vieni qui davanti a leccarmelo. Ecco, questo è il cazzo di un uomo maturo. Lo volevi, giusto? Allora vieni e insalivalo bene con la tua linguetta”.
Si fece avanti, si inginocchiò tra quelle solide gambe pelose e affondò il naso tra le cosce, alla base del cazzo, proprio sopra i grossi coglioni. Il profumo intimo del maschio lo inebriò. Aveva cercato tante volte di immaginarselo, prendendo a modello il suo ma questo… beh questo era completamente diverso. Era molto più forte, più intenso.
“Adesso tira fuori la lingua e leccami i coglioni”. Obbedì subito ed un’altra incredibile sensazione lo avvolse. Si dette da fare a lappare la grossa sacca. Ne incollò tutti i peli con la saliva. Sentiva le grosse palle che si muovevano al ritmo dei mugugni dell’uomo. Lo stava facendo godere e questo lo incentivò a lavorare con maggiore intensità.
“Adesso vieni su con la lingua, lungo tutto il cazzo e fai in modo che sia sempre molto umida, fino ad arrivare alla cappella, che devi baciare e slinguare intorno in modo da bagnarla tutta. Capito?”. Fece di si col capo e si impegnò seriamente nel nuovo e piacevolissimo incarico.
“Siii, sei bravo. Vedi? Hai imparato subito! Sei proprio nato per fare la troia”.
Arrivato all’enorme cappella che svettava sul tutto, la avvolse da ogni lato con la lingua, con scatti veloci.
“Ahhh, siii, cosiii, bravo. Apri, apri la bocca e mettiti la cappella dentro”. Non aspettava altro ma non fu un’operazione facile. Le sue labbra erano tese al massimo per poterla contenere tutta, mentre dentro la lingua continuava il suo lavorio. Oh, che sapore! Era la prima volta che assaggiava il sapore di maschio.
“Ohhh, siii. Ma che brava succhiacazzi! Se non sapessi che sei vergine e che non hai mai fatto queste cose penserei che siano anni che lo fai. Adesso, cucciolo, affondatelo dentro più che puoi”. Preso dall’eccitazione, provò a farlo ma la faccenda si mostrò subito abbastanza difficile, data la grossezza della mazza e della cappella. Per un po’ andò su e giù cercando di prenderne sempre di più ma si sentiva strozzare e aveva continui conati.
“Forza, datti da fare” e gli mise una mano sulla testa per forzargliela e dargli il ritmo. Purtroppo non riuscì a prenderne più di un terzo. S’ingozzava e si strozzava. Una gran quantità di saliva ricoprì il grosso pene e colò tra i peli del pube. L’uomo era eccitato al massimo nel vedere il suo cazzo nodoso infilato nella boccuccia di un bel angioletto innocente.
“Lasciamo perdere. Sul pompino dovremo lavorarci ancora. Se non ti entra in gola te lo farò entrare tutto in culo, vedrai. Sdraiati sul letto a pancia in giù”. Con un certo timore per quello che avrebbe dovuto affrontare, eseguì gli ordini. L’uomo gli fu subito sopra, pesandogli sulla schiena e schiacciandolo sul letto. Gli mancava il respiro ma riusciva a sopportare grazie al piacere che gli dava essere finalmente sottomesso ad un maschio in calore. Ne sentiva il folto pelo a contatto della sua schiena. La testa appoggiata all’irsuto braccio sinistro dell’uomo che gli passava sotto la gola. Il grosso palo che premeva da sotto nel solco, data la diversità di altezza.
“Adesso è arrivato il momento, troietta. Hai visto il mio cazzo quanto è grosso. Hai deciso tu di farti sverginare da me. Adesso è troppo tardi per ripensarci. Adesso te lo ficcherò tutto nel tuo bel culetto, ti spaccherò il buco e ti sfonderò per bene”. A quelle parole emise un gemito, forse di paura. Bruno si sollevò e il ragazzo poté riprendere fiato. Gli allargò le gambe e, afferrate saldamente con le mani le chiappette, gliele aprì, mettendo in mostra il buchino ancora vergine. Il cazzo ebbe un sussulto e s’intostò come mai prima di allora. Era una colonna di marmo rosso e caldo coperta di vene pulsanti. Enorme in proporzione all’apertura nella quale sarebbe dovuto affondare. L’uomo si abbassò a leccare quel fiorellino per depositarci più saliva possibile. Ci sputò sopra due o tre volte. Altro sputo nella mano per insalivare ancor più la mazza, già fradicia a causa del bocchino. Puntò la cappella allargando il più possibile l’apertura con i pollici. Al contatto, un fremito scosse i due: il ragazzo per il dolore che avrebbe sofferto e l’uomo perché assalito da una voglia animalesca di possesso.
Alfredo era pronto ad un affondo terribile, come si era sempre immaginata la sua deflorazione. Invece, Bruno resistette il più possibile alla tentazione di impalarlo senza scrupoli e spinse lentamente ma deciso. Tra i gemiti del ragazzo, il glande si fece strada tra le tenere carni e fu dentro in poco tempo.
“Ahhh, siii, ti ho rotto il culooo”. Poi si fermò. Il dolore fu terribile. Il giovane cominciò a piangere sommessamente. Stettero immobili così per alcuni secondi. L’uomo lo tirò fuori.
“Noooo, ti prego, ti prego. Continua. Scopami” fu la sorprendente richiesta del giovane.
“Certo, piccolo, adesso non posso più fermarmi”. Riappoggiò la cappella al buco e questa volta entrò con facilità. Cominciò a spingere e ritirarsi un poco allargando via via il canale rettale. Ad ogni centimetro in più il ragazzo aumentava il tono dei gemiti e del pianto.
“Resisti ancora, tesoro. Resisti”. Quando ne ebbe inserito la metà, l’uomo abbandonò i modi delicati e si lasciò prendere dalla passione più focosa. Affondò l’altra metà con una spinta sola, non prima di aver tappato la bocca della vittima per attutirne le urla.
“Aaaahhh, ecco, ti sfondo, ti sfondo troia, ti sfondo tutta, tutta, tutta…”. Si dette a fotterlo senza ritegno, come se fosse una bambola gonfiabile. Lo scopò per diversi minuti durante i quali il pianto e le urla si andarono sempre più affievolendo, lasciando il posto a gemiti sempre più di piacere. Gli tolse la mano dalla bocca ma continuò a scoparlo duramente. Voleva sentire quei gemiti. Voleva sapere se anche il giovane stava provando lo stesso suo immenso piacere.
“Ti piace? Dimmi, ti piace, piccola puttana?”.
“Si, siii, mi piace. Sono tuo, sono la tua troiaaahhh. Scopami, scopami. Ancora, ancorahhh, aaahhh”. Tremò tutto, il buco si aprì rinunciando ad ogni resistenza e si lasciò andare sotto i colpi terribili che stava subendo. Era evidentemente venuto sulle lenzuola. L’uomo, ancora più eccitato, continuava a darci dentro con forza in tutte le direzioni. Le grosse palle battevano sulle tenere carni producendo un rumore altamente eccitante. Ad un certo punto il ragazzo non ce la faceva più.
“Basta, fermati, ti prego, brucia”.
“Ecco, ancora un po’. Resisti. Sto per finire di spanarti il culo e poi… Ecco, ecco, sborro, sboroooo puttanaaa, ti riempio di sborraaa”. Le spinte rallentarono ed un fiume di sperma bollente invase il corpicino del giovane, schizzo dopo schizzo, a cui sembrò che gli stesse uscendo dalla bocca. Ad ogni affondo un grumo biancastro si affacciava a lato dello sfintere distrutto e colava fuori. Ambedue erano in paradiso.
L’uomo evitò di lasciarsi andare sopra il ragazzo e rimase sollevato sulle braccia tese a riprendere fiato. Poi si sfilò e la cappella stappò il buco rumorosamente. Lo sperma fu libero di uscire formando un lungo rivolo. Si sdraiò accanto ed Alfredo gli si accovacciò sotto l’ascella, aspirando profondamente l’aroma del sudore maschile. Bruno lo strinse a sé finché i loro cuori ripresero il ritmo regolare.
“Adesso che sei sverginato, come ti senti?”
“Benissimo. Beh, veramente fa un po’ male il buco” e, così dicendo, andò a tastarselo trovandosi le dita bagnate di sperma. La curiosità ebbe il sopravvento sul disgusto e se le portò alle labbra, leccandole per sentirne il sapore. Era un po’ aspro ma, in fondo, buono.
L’uomo lo osservava. “Se vuoi conoscerne il sapore, non è così che devi fare. Adesso è sporco dei tuoi umori. Lo devi gustare puro, con un bel bocchino con ingoio, ma per oggi non è possibile: si è fatto tardi”.
“Oddio è vero. Devo andare” e si alzò di corsa per rivestirsi.
“Aspetta, vieni qui”. Bruno lo avvicinò e gli passò con delicatezza un piccolo asciugamano sul buchino irritato e le cosce bagnate di sborra. “Sennò ti si bagnano i pantaloni e chissà cosa può pensare la gente!”
“Forse che me la sono fatta sotto?”
“Nella migliore delle ipotesi” e risero, mentre il ragazzo si rivestiva. “Ascolta. Il tuo desiderio di assaggiare la sborra dimostra quello che ti dicevo. Tu sei troia per natura. La prossima volta potremo provare a farlo in tre, con quel mio amico, e poi mi dirai se ti piace”.
Alfredo si fermò un attimo a pensare. Forse aveva ragione. “Ok, però facciamolo più presto, così abbiamo più tempo”.
Sulla porta di casa si dettero un bacio con l’impegno di sentirsi la sera per organizzare l’incontro successivo.
L’ormai svezzato Alfredo, a tavola coi suoi, ebbe qualche difficoltà a stare seduto. Il sederino gli faceva ancora male ma lui ne era compiaciuto perché ormai aveva fatto il grande passo tanto temuto ed era molto felice per come era andata.
Bruno, invece, dopo che il ragazzo era uscito, si sentiva ampiamente soddisfatto. Aveva finalmente deflorato un giovane affamato di cazzo: un sogno che andava facendo da anni. Telefonò subito a Romolo per informarlo di quanto era successo. Quello volle sapere tutti i più minimi particolari, col risultato che tutti e due si ritrovarono con le mazze intostate. Fu estremamente felice al sentire che si sarebbero ritrovati tutti e tre assieme e confermò la sua disponibilità. Non capita tutti i giorni di avere un così bel ragazzino infoiato tra le mani.
Inutile dire che, terminata la telefonata, dovettero tirarsi un segone da sballo.


(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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